Muratori del nostro essere – di Cesira Donatelli
Ho sempre inteso il furto come lo scippo di un bene materiale, per episodi piuttosto insignificanti, ho avuto anche modo di provare la sensazione di smarrimento e di insicurezza che tale fenomeno può generare. Il non aver subito, per fortuna, gravi ammanchi in tal senso mi ha facilmente distolto da simili pensieri e da omonime sensazioni.
Nel tempo del tempo, ossia in questi giorni in cui disponiamo di infinito e sconosciuto tempo e non sappiamo come impegnarlo, dove la nostra occupazione primaria pare sia costruirci solo palliativi a supporto. Nel caso specifico ho scritto e letto, e fin qui tutto lodevole, purtroppo ho, anche, impastato e dolcificato a iosa e ne trasporterò, più che a spalla, a gambe il peso per molto tempo.
Tutto questo entrare in storie raccontate da altri, questo impastare vita e infornare idee, mi ha indotto a considerare, finanche, l’aspetto immateriale che il furto può assumere. Causa la reclusione forzata, la pazienza ormai agli goccioli e la mancanza di vero contatto, non quello figlio dei social, con le persone che amo, ho, ahimè, dedotto che si può essere vittime di furti immateriali e non per questo meno dolorosi. Immediata e ovvia conseguenza, la constatazione, che seppur sapessi chi citare in giudizio per questo reato grave e reiterato, non esistono tribunali preposti a giudicare la fondatezza della mia accusa, e per tanto non verrà mai emessa sentenza, né di condanna, né di assoluzione per mancanza di prove.
Questo fulmine a ciel sereno, mi ha squarciata, e mentre vago nei fumi e nelle crepe che tale scarica elettrica mi ha generato, mi questiono sulla possibilità di avere restituita la vita rubata, e il responso mi appare fin troppo cristallino e negativo. Non paca mi auto-formulo altre domande, del tipo: – saremmo capaci di tornare a vivere concependo, si rispetto? – Saremmo atti a ripristinarci una vita serena tralasciando, nei tempi maturi, l’innesto, che ci è stato trasfuso, per cui la distanza è salvaguardia? – Saremmo bravi a non confonderla con diffidenza verso l’altro, definendolo infetto, pertanto diverso, per tanto da emarginare?
A tutto questo non siamo mai stati edotti e non abbiamo mai potuto vantare diligenza in tal senso. Stato di fatto, non vedendo all’orizzonte, scuole di pensiero in tal senso, mi preoccupo maggiormente. D’altronde i nobili camici bianchi, sono, non solo per giuramento, desti notte e giorno per trovare i necessari e urgenti vaccini, gli economi sono focalizzati a coniare monete e idee per la ripartita, tutti nel nostro piccolo, cerchiamo di stemperare questa tonalità di grigio, che la tavolozza quotidiana ci propone ormai da mesi, siamo legittimamente, orientati a scrollarci questo periodo, che come lava, ci è colato addosso, tralasciando, sovente, l’ipotesi che ci abbia anche profondamente ustionato, e necessitiamo per tanto di una miracolosa calendula che ci faccia guarire nel breve, scongiurandoci da ferite croniche.
Non nego che possibili segnali di eruzione vi fossero stati, come non nego che non siamo mai stati inclini a tutelare il bene collettivo annettendolo al bene del pianeta, ossia a quello di casa nostra.
I prezzi pagati, in termini di vite umane sono stati esosi, oltre l’usura e questo abbiamo il diritto-dovere di non dimenticarlo mai.
Dal momento in cui veniamo alla luce, per principio quasi correlato, acquisiamo quindi, condizioni e benefici che ci sono concesse, da un dio per i credenti, dal fato per i seguaci della predestinazione, dal pianeta per coloro che si affidano alle scienze. Or dunque chi oggi ha potuto, senza timore alcuno di incorrere in lapidazione rubarci tranci e tranci di vita? Lecito anche chiedersi perché l’abbia fatto?
Verranno nuovi giorni e questo è acclarato, anche per il contributo, seppur figlio di una forzata prigionia, che stiamo dando e costruendo. Dato che siamo lerci di cemento e siamo divenuti “muratori del nostro essere”, ergiamoci con mattoni nuovi e forti, che non abbiam a esser mai più trafugati, per capriccio, per insoddisfazione o per negligenza. Che non abbia più nessuna cosa, nessun uomo o nessun malanno a rubarci fette di vita!
Cesira Donatelli
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