“L’Uno la Sindone dell’Altro” di Cesira Donatelli
Che la morte oltre a interrompere la vita potesse essere anche un saccheggio nequitoso di questa, per alcuni solo ricordi lontani, per i restanti quasi fantascienza. Poi d’un tratto è la gazzetta del sole e della luna, non conosce né cielo stellato, né preghiera. Le sue branche non temono Dei o Profeti, non riconoscono Dio, non chinano il capo dinanzi a luoghi sacri, non si arrestano rispettose al cospetto delle uniformi e non ossequiano i camici.
Senza pena alcuna ha soffocato chi, pur sanguinante, ha dato dignità al nostro tricolore, ha disfatto gli scialli sulle spalle delle nonne, mentre, con il rosario fra le mani, invocavano la salvezza dei propri figli, ha rastrellato i giovani e i forti, ha figliato orfani.
Svergognata, guitta, si è arrogata la facoltà di legare le campane prima del tempo risaputo, imbevuta di sovranità ha tentato di condurre le palme ad una decomposizione solitaria.
Tanto ha commesso, alla luce del sole, e ancor reitera e ancor vorrebbe indulgenze, ne ha conosciute e lecitamente ne cerca di nuove e di fedeli.
Non annovera atti di affrancamento, ripone fiducia nelle genti che ha sondato e assoggettato. Virginale sottovaluta una sua stessa vacuità. Oltraggiare l’essere, immobilizzandolo, sfregiandolo, dissanguandolo delle doti immateriali e non, ha fatto sì, che per sua stessa mano, questi giungesse alla nudità assoluta, lo ha posto, per la prima volta dinanzi a se stesso, costringendolo a questionarsi sul Io sono o sul Noi siamo?
Il vero atto di coraggio si cela nel non essere, abdichiamo questa evanescente sovranità a favore della coesistenza e non della prevaricazione. Dinanzi a ciò che non conosciamo e che ci si presenta senza eccelse forme di cortesia, per sterminarci, dobbiamo necessariamente comprendere che forse non siamo se non in comunione. Imitiamo “la barriera idraulica” dei mari che composti da diverse densità, da salinità soggettive, da temperature differenti non si scontrano, ma in maniera riservata si proteggono a vicenda. Avvertono la necessità di toccarsi, di scoprirsi, di amarsi rispettandosi.
L’uno indossa le vesti dell’altro, pur conservando il proprio cammino, le proprie forme, le proprie tonalità, i propri suoni, i propri odori. Tutto avviene in profondità e in riservatezza, si conoscono bene e si rispettano, consapevoli che la loro forza è l’unione. L’Uno la Sindone dell’altro! “Risorgiamo” oceani di convivenza, onorando questi giorni e noi stessi.
Cesira Donatelli
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