Coronavirus, lotta inarrestabile verso la vita e l’amore per il prossimo
Sono giorni che ho il cuore pesante e i pensieri che non mi danno tregua. Sono persa in un grande buco nero. E so anche perché. Sono bombardata da parole, di cose che penso ma non dico. Forse per timore. Forse per evitare di mettermi “in corsia” anch’io con l’unica arma che ho: la penna.
La sera scorsa dopo l’ennesima conferenza stampa, qualcosa è scattato in me e quindi eccomi qui. La mezzanotte è passata da un pezzo, ma io penso alla mia bella e sofferente Italia. Ci sono immagini che purtroppo non riuscirò più a dimenticare, numeri che sono più assordanti delle sirene di un’ambulanza, ma ormai anche questo suono è diventato il cuscino per molti miei connazionali. Riflettevo sulle dure prove che il nostro paese ha dovuto affrontare, alle persone morte per la nostra libertà e la nostra pace, alle persone che hanno contribuito e lottato per la nostra unità nazionale.
Penso al nostro bellissimo inno e a come ogni volta che lo sentiamo, un nodo ci afferra la gola e ci fa sentire uniti, vicini, figli della stessa madre e fratelli di sangue perché è questo che siamo. Non esiste il nord, il centro e il sud. Ci siamo solo noi, tutti noi e quello deve fare la differenza. C’è solo un unico modo per fermare quei maledetti camion ed è stringerci insieme l’un l’altro, costruire un muro fatto di mani avanti e possiamo farlo solo partendo dalle nostre case. Allo stesso modo con cui cantiamo l’inno, sentendoci parte della stessa nazione, così dobbiamo bloccare il dolore di chi ha perso tutto, di chi è stato costretto a dire addio da lontano, di chi ha davvero una vita interrotta a causa di questo male invisibile che ha capovolto le nostre abitudini e la nostra libertà.
Ecco un’altra caratteristica di noi italiani, essere liberi. Non amiamo le costrizioni, ma questa è una lotta inarrestabile verso la vita e l’amore per il prossimo. So che ciò che mi ha spinto a scrivere stanotte, sarà domani ciò che vi fermerà a stare dentro casa. È il nostro senso della Patria. Io lo sento. Io mi sento italiana oggi più che mai e ne sono maledettamente fiera, quindi alziamo la testa e siamo responsabili. La nostra casa può salvaguardare la vita di molte persone. So che non è facile rinunciare al lavoro, agli aperitivi, alle uscite con gli amici, alle passeggiate o alle corse. Lo so. Tutto ciò che mina la nostra quotidianità, è avvertito come un ostacolo da rimuovere.
È la nostra psiche a riconoscerlo come pericolo, così com’è il nostro sistema immunitario a riconoscere il virus come un nemico potenzialmente mortale. Siamo un popolo di creativi, non lo dimentichiamo. Siamo dei navigatori di idee e sfido chiunque di voi a non inventare una mini palestra a casa per allenare il fisico o a non leggere un buon libro per allenare anche la mente e lo spirito. O ancora a non giocare con i nostri figli o a cucinare o a disegnare o a suonare uno strumento. Siamo un popolo pieno di cultura e bellezze e arte. Siamo un popolo pieno di originalità, passioni e hobby.
Siamo il popolo dalle battute dette di pancia come quelle di Totò, siamo il popolo delle commedie e dell’immancabile spaghettata rossa e la pizza. Siamo il popolo che si è sempre rialzato dalle sconfitte, dai nostri personali fallimenti, dai nostri amori finiti. Siamo coraggiosi e altruisti. Noi italiani siamo delle rocce, ma con il cuore tenero. Prendiamo quindi tutto questo come un modo per meditare su noi stessi, per gestire il nostro tempo libero quando non volevamo altro che questo.
Probabilmente se avessimo avuto più tempo, ci saremmo adattati più facilmente al nostro nuovo modo di vivere, ma il tempo è proprio quello che non possiamo permetterci. Il virus ci batte anche in questo. Il virus attende paziente proprio di vederci mettere piedi fuori casa. Non è un nostro amico. E non possiamo più permetterci di temporeggiare. Del resto neanche i nostri nonni in guerra hanno avuto il tempo di imparare a gestire la fame. Prendiamo esempio da loro. Restiamo a casa oggi per ritrovarci domani.
Elena Lombardi
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