Roma, conclusa la Pastorale della salute CEI

Si è tenuto oggi a Roma l’incontro nazionale dei direttori degli Uffici Pastorali della Salute Regionali e Diocesani con l’ufficio nazionale Cei della Pastorale della Salute che aveva come tematica centrale la perdita di risorse e l’abbandono delle periferie. Chiaramente non poteva mancare don Francesco Martino ex cappellano ospedaliero del san Francesco Caracciolo e responsabile della Pastorale Diocesana dell’area triventina.
“Nel proficuo confronto – ha sottolineto don Francesco – è emerso come i territori di periferia delle Regioni risultano a livello sanitario sempre più abbandonati, con le zone rurali lasciate a loro stesse, con i tempi di intervento e cura per le patologie – tempo dipendenti, assolutamente inaccettabili, anche a causa della chiusura e una seria, mancata ristrutturazione degli ospedali piccoli e periferici. La motivazione addotta è la scarsità delle risorse e la loro contrazione.
Se è vero che il Servizio Sanitario Nazionale è definanziato, è pur vero che per gli organi tecnici della CEI circa 23 miliardi di euro della dotazione annuale del Fondo Sanitario Nazionale si perdono per corruzione, sprechi e medicina difensiva per prestazioni inutili ed inappropriate, senza che nessuno li voglia recuperare, pur essendo evidentissime le varie situazioni, senza voler controllare dove effettivamente siano finiti. La CEI ritiene che l’azione del Governo, delle Regioni, di tutti i soggetti interessati e anche dei cittadini deve essere tesa al recupero di questa “evasione sanitaria” con controlli rigorosi e decisioni coraggiose, ed il recupero di questi 23 miliardi di euro, pari ad un’intera manovra finanziaria, va destinata integralmente alle zone periferiche e rurali, oggi in abbandono.
Altro punto emerso – ha concluso don Francesco – è che diverse Regioni del Centro Nord hanno iniziato a rifiutare pazienti dalle regioni Meridionali che non pagano le prestazioni e hanno messo budget rigidi con un massimo del 10-15% per prestazioni ad extraregionali, determinando di fatto la crisi del Sistema Sanitario Regionale come universalistico per tutti gli italiani“.
Vittorio Labanca
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