“Esterrefatto, disgustato e assolutamente solidale con l’utenza sanitaria dell’Alto Sangro – è il commento di Claudio Incorvati (Cisl), sulla chiusura dell’ambulatorio di Ostetricia e Ginecologia. “Il sindacato punta con determinazione all’unificazione degli ospedali di Popoli, Sulmona e Castel di Sangro e non abbandoneremo mai questa ipotesi per il rilancio della nostra Azienda – prosegue Incorvati –  e non ci sono giustificazioni che tengano per il blocco di queste due unità operative”.

Ma lo scandalo più eclatante è da ricercare in una delibera siglata dall’Asl 1 (clicca su Delib 0296) dove viene stipulata una convenzione con i “cugini” dell’azienda pescarese.  In sostanza la direzione generale –  a quanto pare – mentre chiudeva gli ambulatori a Castel di Sangro accordava una collaborazione per garantire all’ospedale della città adriatica 2 medici, al fine di fornire prestazioni specialistiche di ginecologia per il periodo 4 marzo – 31 dicembre.

Come dire: delle donne dell’Alto Sangro non ce ne frega assolutamente niente.

Il rischio, ma a noi piace dire l’opportunità, rimane quella di fare un accordo con la Regione Molise per utilizzare l’ospedale d’Isernia.  Basti pensare che da tempo molte prestazioni dell’utenza sangrina si svolgono al ‘Veneziale‘. E’ il caso del reparto di cardiologia. Il capoluogo pentro è raggiungibile in 20 minuti ed offre più possibilità di salvezza rispetto al trasporto in elisoccorso a L’Aquila.

Stesse considerazioni – ovviamente – valgono per gli altri reparti, anche se ad Isernia,  come nel resto d’Italia, si registrano analoghi problemi agli organici dei sanitari. Incorvati per amor di patria non vuole neanche immaginare questa ipotesi che “decreterebbe una sconfitta per il Centro Abruzzo ” e promette d’ingaggiare battaglia contro i vertici Asl 1. Nel frattempo la direttrice sanitaria Maria Teresa Colizza sembrerebbe orientata a prendere delle decisioni imminenti sui “blocchi” indiscriminati.